Opera è un inno all’operatività. È una parola dalle molte vesti. Rimanda al lavoro manuale, al “fare” tipicamente artigiano e allo stesso tempo riporta alla mente l’idea di arte, sia essa un dipinto o una scultura. Opera unisce la praticità e la manualità, all’estro e alla creatività. Opera è teatro, è una rappresentazione. Ed è quello che accade qui ogni giorno. Si alza il sipario sulla cucina, i fuochi iniziano la loro sinfonia sotto la direzione dello chef Stefano Sforza. La sala si anima di mani attente, e le luci scaldano l’atmosfera. Tutto è pronto per accogliervi. Che lo spettacolo, per gli occhi e per il palato, abbia inizio. L’accesso al ristorante avviene direttamente da Via Sant’Antonio da Padova. Uno sguardo a sinistra del portone di ingresso, e la prima immagine che appare è quella della brigata, che si muove rapida nello scintillio della cucina. Varcando la soglia, ecco che quelle figure assumono corpi e volti, e i suoni trasformano quell’immagine muta e dinamica in una scena vivace, dove i profumi delle preparazioni sono il preludio di un’esperienza enogastronomica d’eccellenza. I 300 mq sono caratterizzati da mattoni faccia a vista, volte a botte, ambientazioni calde e accoglienti, e un’illuminazione delicata, a raccontare di un linguaggio architettonico dal taglio industriale, sinonimo di quella “operatività” che è nel DNA del progetto Opera. Gli interni sono frutto di uno studio congiunto dello chef Stefano Sforza, e della proprietà, Antonio Cometto, giovane imprenditore, da anni impegnato in ambito ristorativo. Il tutto coordinato dall’esperienza del papà Emanuele Cometto, architetto di lungo corso e dalla mamma e imprenditrice Monica Merzagora.